Il campanile di Melfi, uno dei più importanti monumenti normanni del meridione d’Italia, ha superato indenne i secoli ed è giunto fino a noi nella sua linea originale. La torre campanaria ha impianto quadrato con lato di circa 9,25 metri e, con i suoi tre ordini di elevazione e la guglia di coronamento, supera i 51 metri d’altezza. L’elemento epigrafico più importante è rappresentato dall’iscrizione leggibile sul lato sinistro del primo piano (sulla faccia visibile da Piazza Duomo), dal momento che riporta il nome del committente, dell’architetto e l’anno di costruzione: «Regi Rogerio Noslo Remerii fecit hoc anno ab incarnatione
Domini Nostri Jesus Christi MCLIII (Per il re Ruggiero Noslo de Remerio costruì questo [campanile] nell’anno 1153 dall’incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo)».
Interessanti le bifore circondate da fregi policromi in pietra vulcanica scura e pietra chiara. Queste decorazioni, uniche nell’architettura della regione sono certamente di ispirazione siciliana. Sull’ultimo cornicione Federico II fece apporredei merli ghibellini fatti rimuovere dopo il 1851 per ordine del vescovo Sellini.
L’importanza del monumento, la sua millenaria storia e l’unicità architettonica, hanno indirizzato gli studi e le valutazioni progettuali tese alla salvaguardia ed alla conservazione del bene tutelato. Impegnative campagne conoscitive (rilievi metrici, fotografici e con nuvola di punti, indagini termografiche e videoendoscopiche, analisi tomografiche, analisi chimiche su campioni di malte, prove di laboratorio, caratterizzazione petrografica, ecc.) sono state alla base della progettazione strutturale e di restauro. Intensa e delicata sarà l’azione di direzione lavori di restauro, che richiederanno un continuo confronto con i funzionari della locale Soprintendenza e degli Enti locali, ecclesiastici e civili.